Grace in concert
Il rapporto tra Grace e i concerti rock e’, come del resto quello tra Grace ed altre cose, tanto insolito quanto chiarissimo.
In sintesi: il concerto rock per Grace non e’ altro che il prologo alla cena al ristorante.
Non che un concerto valga l’altro, per carita’. In linea di massima Grace preferisce occasioni ad alto tasso “rock chic”, quei concerti, insomma, delle band "alternative" che quando suonano a Los Angeles o a Londra hanno tra il pubblico gente come Jennifer Aniston e Orlando Bloom ( Strokes, Oasis, Red Hot Chili Peppers ), oppure “big” conclamati, da Madonna ai Depeche Mode, o idoli della sua infanzia come De Gregori e i Duran Duran.
I suoi preferiti sono in assoluto i Pearl Jam.
A qualsiasi di questi concerti, in ogni caso, Grace resiste per circa meta’ spettacolo, poi comincia a dire “Va be’, andiamo?”.
Conoscendo la mia ovvia ritrosia nei confronti del prematuro abbandono dei concerti che mi piacciono, ormai gioca d’anticipo. Prima dell’inizio dello show comincia a buttare li’ frasi tipo “Io ho gia’ fame”, dopo i primi 20 minuti incalza regolarmente con domande quali “Quanto manca?”, e allo scoccare dei tre quarti d’ora minaccia “Guarda che chiude il ristorante!”.
E' riuscita a farmi ascoltare Jumpin' Jack Flash in lontananza mentre uscivamo anzitempo dal concerto dei Rolling Stones, e l'unico che le e' piaciuto fino alla fine e' stato quello di Kylie Minogue, perche' sapevamo che ci sarebbe stato un aftershow party con cena inclusa li', nello stesso posto.
Approfittando dell’arrivo in Italia della band di maggior successo in assoluto degli anni ’70, gli Eagles, per di piu’ nella splendida cornice dell’Arena di Verona, avevo organizzato per benino il primo vero concerto non solo “da vecchi” dal punto di vista delle canzoni, ma anche nel modo di fruirne.
Basta con il mordi e fuggi, i chilometri macinati nella notte per tornare a casa, il panino e la coca cola per placare i morsi della fame, i concerti visti in piedi, le code per entrare, le ore passate ad aspettare l’inizio seduti per terra. Abbiamo gia’ dato.
Adesso ce la godiamo. Ecco il decalogo per un vero concerto "da vecchi".
1) Bambini sistemati da amici
2) Hotel prenotato
3) Altre 2 coppie di amici, anch’essi figliesenti, confluiti da Roma e Amsterdam.
4) Arrivo in mattinata a Verona e pranzo con gli amici alla Trattoria Vecio Mulin, sul lungo Adige, ottimo astice e altre varieta’ di pesce.
5) Pennichella in hotel.
6) Shopping in centro, tra i negozi e le bancarelle di Piazza delle Erbe.
7) Ingresso in Arena 15 minuti prima dell’inizio del concerto. Biglietti numerati di poltronissima centrale, fila 7 vicino al palco, poltroncine in velluto rosso
8) Ristorante prenotato per il dopo-concerto, 5 minuti a piedi dall’Arena, “Antica Bottega del Vino”, con sedi a Verona e a New York.
9) Confortevole notte in hotel senza i bambini da accompagnare a scuola
10) Comoda partenza in mattinata dopo una sontuosa colazione.
Eppure, malgrado questo invidiabile scenario, durante l’attesissimo bis del concerto, sull’inconfondibile attacco di “Hotel California”, ho percepito Grace, accanto a me, che guardava l’orologio e diceva “…madonna che tardi. Che dici, cominciamo ad andare cosi’ evitiamo la calca all’uscita?”.
Per una volta, ho fatto finta di non sentire.